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Ecopneus, intervista al presidente De Martino: il nuovo DG, e il futuro dei PFU, tra asfalti modificati e impianti di pirolisi

Abbiamo parlato con Alessandro De Martino, Presidente di Ecopneus, per avere il polso della situazione sull’andamento del mercato in ottica raccolta e smaltimento dei PFU e all’inizio della stagione invernale, e soprattutto in assenza del Direttore Generale, dopo la prematura scomparsa di Federico Dossena nel mese di agosto.

Come sta gestendo Ecopneus questa situazione di vacanza della figura del DG?

La notizia ha lasciato tutti attoniti e molto colpiti: un grande lutto per la sua famiglia, cui inviamo un pensiero affettuoso, e anche per Ecopneus, così come per tutte le aziende associate.

Il lavoro di impostazione di Federico ha fatto sì che le attività procedano con regolarità ed efficacia, anche grazie al supporto di tutta la squadra di Ecopneus. Stiamo procedendo sostanzialmente nella normalità, e con la solita efficacia per quanto riguarda la raccolta.

Inoltre stiamo procedendo con la selezione di un nuovo Direttore Generale. Il Consiglio di Amministrazione sta dando una grande prova di unità di intenti e collaborazione nel gestire l’azienda nell’interim.

Come si sono chiusi i primi tre trimestri del 2023 per Ecopneus e quali le previsioni di chiusura dell’anno?

Anche nel 2023, come nell’anno precedente, Ecopneus ha raccolto l’invito del Ministero a raccogliere un extra target, per riuscire a contenere una ormai tradizionale situazione di emergenza sul territorio. Nei primi nove messi dell’anno abbiamo raccolto sinora più del 110% del target da più di 20.000 punti di generazione del rifiuto. Questi numeri confermano il servizio capillare e omogeneo su tutto il territorio nazionale che Ecopneus garantisce da sempre.

Prevediamo di concludere il 2023 raccogliendo oltre 187.000 tonnellate di PFU rimanendo addirittura costantemente sopra il livello di extra target richiesto per dare continuità al flusso di raccolta dai punti di generazione, che nell’ultimo hanno iniziato a segnalare, con distribuzione molto differente per area geografica, allungamenti dei tempi di ritiro.

Questo è un fenomeno che può essere legato ad alcune dinamiche distorsive del mercato, o anche ai livelli di operatività di altri operatori del settore. Su questo aspetto, vi è una grande attenzione delle istituzioni all’andamento sia della raccolta, sia alle esigenze degli operatori e soprattutto dei cittadini: sono state messe in campo, dalle autorità competenti, tutta una serie di attività puntando a un miglioramento della situazione nell’ultimo trimestre dell’anno.

Diventa essenziale che il MASE introduca degli obblighi di raccolta su scala regionale con una tracciatura documentale dei flussi, e che possa aumentare le attività di controllo sugli attori della filiera definendo un sistema sanzionatorio che oggi non è ancora del tutto delineato: Ecopneus ha confermato, insieme ad altri attori della filiera, il pieno supporto al Ministero nell’andare in questa direzione.

Con un 2023 ancora non concluso, quale sono per Ecopneus le previsioni per il prossimo anno?

Per il 2024 prevediamo un mercato con un lieve incremento di immesso rispetto al 2023, un paio di punti percentuali. In uno scenario di questo tipo, la scelta di Ecopneus è di lasciare il Contributo ambientale inalterato, alle stesse tariffe di quest’anno, e diventa pertanto necessario fare ulteriore attività di efficientamento sulla filiera in modo da gestire al meglio i flussi di PFU e le loro destinazioni, ma soprattutto mantenere i livelli di servizio che abbiamo sempre offerto alla rivendita (punti di generazione), con l’omogeneità e la capillarità della raccolta, che Ecopneus continua a sviluppare su tutto il territorio nazionale.

Inoltre, Ecopneus continua a lavorare anche per garantire la tenuta delle aziende della filiera, vista la volatilità dei costi dell’energia con ricadute che potrebbero incidere anche sul mercato della gomma riciclata; quindi, è necessario non solo accompagnare la gestione di un “rifiuto”, ma anche riconfermare gli obiettivi verso un’economia circolare. Ricordo che la nostra attività non si limita alla raccolta e censimento di quanto gestito in termini di PFU, ma guarda al nuovo utilizzo della gomma che si trasforma in “materia prima seconda”.

Una parte, ancora preponderante, dei pneumatici a fine vita è stata destinata al recupero di energia, mentre il resto è stato avviato al recupero di materia per produrre granuli, polverini di gomma e acciaio, trasformando la materia prima con un riutilizzo che comprende le applicazioni ludico-sportive, i manufatti e le mescole, gli articoli in gomma e gli isolanti acustici per l’edilizia.

In quest’ottica diventa essenziale continuare a presidiare le principali manifestazioni del settore ed introdurre tutte quelle attività divulgative e di informazione per promuovere la sensibilizzazione verso una sostenibilità competitiva. Parallelamente continuiamo a sostenere l’innovazione, con le partnership costruite in questi anni, per tutelare il processo di cambiamento e l’ambiente, che rimane uno dei nostri obiettivi di riferimento.

Come vede le prospettive nel prossimo futuro, soprattutto alla luce del pronunciamento europeo sugli intasi polimerici riciclati da PFU?

Diventa indispensabile rilanciare con forza l’attenzione sulle leve strategiche che devono essere messe in atto per sostenere la filiera del riciclo dei PFU e la valorizzazione in Italia della gomma riciclata, continuando a lavorare per aprire nuovi fronti alternativi sul mercato.

Ad esempio, sostenere l’impiego del granulo come agente schiumogeno in acciaieria, che è uno degli utilizzi consentiti dal Decreto End of Waste (DM 78). Il granulo viene utilizzato in sostituzione all’antracite (carbone fossile) normalmente iniettata nei forni elettrici ad arco, per una maggiore efficienza del processo di produzione dell’acciaio, dando impulso a questo settore industriale.

Tra le evoluzioni future che richiedono una modifica del citato decreto, ce ne sono due di grande interesse.

Il primo è l’impiego di polverino negli asfalti modificati, che dà un minor livello di inquinamento acustico: sono più silenziosi, oltre ad avere una maggior durata, essendo più elastici, e a supportare la sicurezza in termini di aderenza. Su questo punto stiamo lavorando insieme ad altri attori della filiera in vista dell’emissione del decreto sui “CAM Strade”, tornato in procedura di revisione, non tralasciando, dal punto della sostenibilità, un impegno anche del settore stradale in scelte sostenibili.

Il secondo è il riciclo chimico: in diversi paesi comunitari (ad es. Svezia, Belgio e Germania) si stanno realizzando impianti per la trasformazione del granulato di gomma dei PFU in olio, gas e nerofumo (rCB – carbon black recuperato). In Italia i limiti normativi (DM 78) non consentono a nuovi impianti di pirolisi l’alimentazione con i PFU, mentre oggi si ha la necessità di favorire investimenti di questo tipo, consentendo di ottenere prodotti da reinserire nella produzione di pneumatici, quindi chiudendo veramente il ciclo.

E’ anche da evitare che il nostro Paese perda opportunità di competitività economica nei confronti degli altri paesi della UE. Anche su questo tema stiamo lavorando insieme ad altri attori della filiera per supportare una modifica dell’inquadramento normativo che sostenga questa applicazione, a beneficio della competitività delle aziende italiane nello scenario europeo.

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