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Dazi antidumping sulle gomme TBR cinesi, una situazione incerta, in attesa del ricalcolo

I rappresentanti europei dei produttori cinesi continuano ad attendere la decisione della Commissione europea sul futuro dei dazi sui pneumatici per autocarri e autobus importati in Europa, a seguito dell’annullamento da parte della Corte di giustizia europea delle tariffe introdotte l’8 maggio 2018.

Mentre i deputati dell’unità DG Commercio della Commissione Europea hanno parlato di una “nuova indagine” in risposta ai rappresentanti cinesi che chiedono di attuare pienamente la sentenza della Corte di giustizia europea, pare che il risultato più probabile sia invece un ricalcolo delle tariffe da applicare. Nel frattempo le filiali europee dei produttori cinesi si stanno preparando per la possibilità che vengano retrodatate le nuove aliquote, che verranno definite. La nostra testata inglese Tyrepress.com ha chiesto a Corrado Moglia, direttore generale di Triangle Tyre in Europa, che ha rappresentato gli interessi dell’azienda nelle discussioni con la Commissione Europea, come si sta evolvendo la situazione dal suo punto di vista.

Mentre la Commissione ha fissato una scadenza per le sue “indagini” al 7 aprile 2023, Moglia si aspetta che i dettagli sul ricalcolo delle tariffe arrivino probabilmente entro la fine di quest’anno. La grande domanda, a suo avviso, è se le nuove tariffe più basse saranno applicate retroattivamente a luglio 2022, mese in cui le nuove importazioni di gomme TBR dalla Cina sono state registrate senza applicare i dazi. Gli importatori europei sono infatti comprensibilmente preoccupati per il fatto che i pneumatici che entrano nel mercato europeo siano stati solo temporaneamente esentati dai dazi. Se dovessero però essere retroattivi, si potrebbe innescare un’ulteriore sfida legale da parte della China Rubber Industry Association (CRIA) e della China Chamber of Commerce of Metals, Minerals & Chemicals Importers & Exporters (CCCMC), che, come sappiamo, sono state l’origine della decisione della Corte di giustizia europea di annullare le tariffe. Moglia ha aggiunto che “i deputati della Commissione Europea sono sembrati comprensivi e collaborativi durante l’udienza online di settembre” e spera che stiano “prendendo seriamente in considerazione la sentenza della Corte di giustizia europea”.

Moglia aggiunge che l’attenzione degli importatori di pneumatici TBR cinesi si sposterà su ottobre 2023, quando terminerà l’attuale periodo quinquennale di dazi doganali e la Commissione dovrà valutare se rinnovare il regime. Secondo il manager, “quei pochi grandi produttori che avevano spinto per l’imposizione delle tariffe hanno probabilmente capito che la decisione della Corte di giustizia europea dovrebbe far passare loro la voglia di partecipare alle discussioni per l’applicazione di nuove tariffe”, visto anche che “i documenti e le informazioni che erano stati forniti nel 2017-2018 alla Commissione per rivendicare il diritto di imporre i dazi, sono stati considerati parziali e fuorvianti”.

Cosa possono fare coloro che hanno pagato i dazi ora annullati?

Moglia ha espresso una certa frustrazione per la situazione attuale da parte di coloro che hanno pagato le tariffe sui pneumatici importati dal 2018, descrivendo la mancanza di chiarezza come un vero e proprio “pasticcio“. Allo stato attuale, ha detto a Tyrepress.com, “qualsiasi importatore che abbia pagato tariffe nei precedenti 36 mesi può richiedere il rimborso”. Tuttavia, “finora solo pochi clienti di marchi cinesi lo hanno fatto”. La situazione inoltre è resa più complessa dall’attesa della decisione della Commissione sulle tariffe ricalcolate e sulla loro potenziale applicazione retroattiva. Moglia ha detto che gli importatori non sanno se la Commissione Europea permetterà loro di recuperare gli importi pagati per intero, o se “cercheranno di imporre le nuove tariffe” su quelle già pagate. In teoria, infatti, la Commissione potrebbe “rimborsare solo la differenza tra la vecchia e la nuova tariffa”.

La situazione per altro non è chiara nemmeno agli agenti doganali dei Paesi europei. In alcuni casi, – racconta Moglia – gli agenti hanno infatti continuato ad applicare i dazi annullati in alcuni porti “perché non riuscivano a comprendere la documentazione inviata dalla Commissione Europea”. Moglia ha aggiunto che ci sono stati anche “errori nelle definizioni” in TARIC, la banca dati tariffaria integrata dell’Unione europea, che hanno contribuito alla confusione.

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