Sostenibilità

TRM: qualità e automazione per un mercato che cambia

In tempi di dazi ed economia circolare, il mercato dei pneumatici sta ricominciando a credere nella ricostruzione. È un dato di fatto, che si sta già registrando nella ricostruzione pura e quindi nell’acquisto di materiali, ma che a breve coinvolgerà anche le attrezzature. “Il volano non è ancora partito sui macchinari, – dice Alessandro Villa, general manager di TRMma ci aspettiamo i primi effetti già nell’ultima parte di quest’anno”.

TRM (Tyre Retreading Machinery) è un’azienda del Gruppo Marangoni, con sede in provincia di Trento, che si è specializzata nella progettazione e produzione di macchine e linee di produzione per la ricostruzione di pneumatici vettura, autocarro, OTR e avio. Il 90% della produzione è destinata all’esportazione e di questa quota, circa il 70% esce dall’Unione Europea.

“Bisogna però considerare che, soprattutto in Europa, c’è ancora una notevole sovracapacità: il mercato è crollato, molti ricostruttori hanno chiuso e quindi, per il momento, il business è rivolto al macchinario esistente”, continua Villa.

Lo sforzo di TRM in questi mesi è stato quello di adattare le macchine alle esigenze presenti e future del nuovo mercato della ricostruzione, concentrandosi soprattutto sul miglioramento della qualità del prodotto finale, che deve essere in grado di competere con le prestazioni del pneumatico nuovo. Un altro fattore fondamentale riguarda l’efficienza delle macchine, che devono essere sempre più indipendenti dalla specializzazione della manodopera impiegata nel processo di ricostruzione. Inoltre, a gestione dei dati in produzione diventa sempre più importante per garantire la piena tracciabilità in tutte le fasi di processo.

“Siamo riusciti a incrementare significativamente i livelli di automazione dei macchinari, riducendo la necessità di manodopera altamente qualificata”, spiega Villa. “Oggi,infatti, la tendenza è muoversi da ruoli professionali di operatore macchina a ruoli di supervisione di processo minimizzando sensibilmente  l’intervento dell’operatore sulla macchina o sull’intero processo  di produzione.  Siamo infatti uno dei pochi produttori, se non l’unico, in grado di coprire tutto il processo, dall’inizio alla fine, riuscendo  così a tracciare i dati di produzione,  a utilizzarli in tutte le fasi: ispezione, raspatura, confezionamento e vulcanizzazione”.

L’attenzione di TRM è dunque concentrata sull’attività dell’operatore, che è resa efficace dall’introduzione di sistemi robotici in grado di gestire le attività più semplici, come ad esempio il carico-scarico sulle macchine, in totale autonomia e la comunicazione dei parametri di ricetta tra le macchine distribuite lungo tutto il processo produttivo

“L’automazione – continua il GM – è diventata necessaria e la stiamo rendendo accessibile anche ai ricostruttori più piccoli, dato che, secondo le nostre analisi del mercato, la dimensione media del ricostruttore si è decisamente ridotta, passando dalle 20-30.000 unità all’anno a circa la metà, nei casi più fortunati. Di conseguenza anche le nostre macchine devono adeguarsi, offrendo un giusto equilibrio tra entità dell’investimento e capacità produttiva. È in questo senso, che stiamo rivedendo tutto il nostro portafoglio prodotti”.

A livello globale, le quote del mercato della ricostruzione si stanno dividendo tra i grandi ricostruttori indipendenti e i produttori di pneumatici nuovi, che continuano a guadagnare mercato, a scapito degli indipendenti, come evidenziano le recenti operazioni di Hankook e Continental. Le piccole realtà, invece, stanno scomparendo dal mercato. Questa concentrazione, secondo Villa, è ravvisabile sia in Europa che nel nord e sud America. “È un modello di business che le Case stesse stanno esportando a livello mondiale e che tenderà ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni. La stessa operazione che abbiamo visto nel retail, adesso si sta verificando nella ricostruzione”, sottolinea Villa.

TRM sta attualmente realizzando dei progetti di sviluppo con ricostruttori partner europei e americani, in modo da rispondere alle esigenze specifiche dei singoli mercati.,. L’obiettivo rimane comunque sempre quello di minimizzare la dipendenza del processo di ricostruzione dall’intervento della manodopera.

La formazione sull’utilizzo degli impianti produttivi viene erogata in concomitanza con l’installazione delle macchine, ma TRM può naturalmente contare anche sulle competenze del Gruppo Marangoni, che ha nel suo DNA la capacità di formare tecnologicamente anche quei clienti che sono completamente a digiuno sulla ricostruzione vettura, truck e OTR. Sono infatti già in essere dei contratti di fornitura di know how attraverso le consociate del Gruppo.

Le nicchie del presente e del futuro: OTR, avio e agricoltura

Oltre alla ricostruzione autocarro, TRM è molto attiva anche nel segmento OTR fino ai 63 pollici, un mercato attualmente in crescita, dove l’azienda trentina sta investendo. Villa sottolinea che l’OTR “è un segmento di nicchia, con un andamento ciclico”. “In questo momento, – dice il manager – siamo al culmine, quindi prevediamo un periodo di stasi, per poi ricominciare l’alternanza con il nuovo. L’OTR rimane inoltre sempre legato al valore delle commodity, perché le miniere lavorano in base al prezzo delle materie prime”.

Un altro segmento in crescita è l’aviazione e anche qui TRM è fornitore dei principali ricostruttori mondiali. “E’ un mercato di grande interesse, – spiega Villa – dove si stanno affacciando degli outsider, anche se Michelin, Bridgestone, Dunlop e Goodyear rimangono i player di riferimento. Noi siamo presenti con tecnologie per la ricostruzione a caldo per questo settore, che è estremamente controllato e che prevede specifiche omologazioni per ogni misura e applicazione”.

Diverso invece il business della ricostruzione dei pneumatici per macchine agricole, che Villa ritiene possa essere interessante per la ricostruzione, ma ancora da esplorare. In particolare, il recente interesse delle aziende agricole per i trattori cingolati, che rispetto a quelli gommati offrono maggiore stabilità nei terreni ripidi e umidi, potrebbe rappresentare una nuova opportunità anche per il mercato della ricostruzione.

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