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Ecopneus: asfalti, olio di pirolisi e carbon black recuperato la via per riciclare i PFU – intervista a Federico Dossena 

Il 26 aprile scorso a Bruxelles è stata approvata la proposta di bando, realizzata da parte del Comitato REACH Europeo, dell’intaso polimerico nelle superfici sportive in erba sintetica. Questa proposta sarà oggetto di scrutinio e voto anche in Parlamento Europeo e in Consiglio nei prossimi tre mesi, ma è molto probabile che cambi in maniera drastica il settore dell’economia circolare degli Pneumatici Fuori Uso europeo e, in particolare, italiano. Ne abbiamo parlato con Federico Dossena, Direttore Generale di Ecopneus.

Come si è chiuso il 2022 di Ecopneus e come sono iniziati i primi mesi del 2023?

Nel 2022 Ecopneus ha raccolto l’invito del Ministero a raccogliere un extra target, per riuscire a contenere una ormai tradizionale situazione di emergenza sul territorio. Abbiamo quindi raccolto il 119% del target, ovvero più di 230.000 tonnellate, da più di 23.100 punti di generazione del rifiuto. Questi numeri confermano il servizio capillare e omogeneo su tutto il territorio nazionale che Ecopneus è in grado di mettere in piedi.

Per il 2023, la dinamica è la stessa: anche quest’anno solo nel primo trimestre abbiamo già raccolto oltre 54mila tonnellate da oltre 5.000 punti di generazione in tutta Italia.

Poi è arrivato il pronunciamento europeo sugli intasi polimerici riciclati da pneumatici fuori uso per i campi sportivi

La proposta ha impresso senz’altro un’ulteriore accelerazione al processo di cambiamento che il settore ha comunque all’orizzonte da tempo. Se venisse approvata avremmo un periodo di otto anni prima che venga meno l’impiego del granulo di gomma riciclata da 0,5 mm come intaso nelle pavimentazioni sportive in erba sintetica.

Si tratta di un mercato che oggi assorbe in Europa circa il 40% del granulo di gomma riciclata prodotto e una tecnologia impiegata in circa 5.000 impianti sportivi in tutta Italia, di cui oltre 1.600 omologati da parte della Lega Nazionale Dilettanti e quindi realizzati secondo i più avanzati requisiti tecnici e di sostenibilità. Questa situazione ci obbliga ancora di più a rilanciare con forza l’attenzione sulle leve strategiche che possono e devono essere messe in atto per sostenere la filiera del riciclo dei PFU e la valorizzazione in Italia della gomma riciclata, sostenendo l’apertura di nuovi flussi di mercato. i

In che modo può essere ridisegnato il sistema italiano del riciclo?

A fronte di un mercato nazionale che non riesce ad assorbire e valorizzare i quantitativi di gomma riciclata da PFU prodotta ogni anno, è fondamentale continuare a lavorare per aprire nuovi fronti alternativi.  Siamo stati a Roma insieme a Unirigom per incontrare gli stakeholder politici, istituzionali e tecnici al fine di discutere del futuro della filiera. È essenziale promuovere un cambiamento normativo che sia orientato alle opportunità future.

Ecopneus vede possibili due obiettivi principali: la prima è il sostegno agli asfalti modificati, una realtà molto attiva in tanti paesi europei, come ad esempio la Spagna, dove ci sono già 7.000 km asfaltati con questa tecnologia, mentre in Italia siamo a 600-700, per lo più realizzati grazie a progetti sostenuti da Ecopneus.

Su questo tema, abbiamo recentemente partecipato anche ad Asphaltica, organizzando un convegno sull’evoluzione delle tecnologie per la realizzazione di asfalti polverizzati con polverino. È stato un momento di interessante scambio di pareri, con un folto pubblico di addetti ai lavori. Questi asfalti sono caratterizzati da maggior durata e sicurezza e sono anche più silenziosi, con una interessante applicazione in particolare in ambito urbano. Questa applicazione può assorbire una buona quantità di gomma e, in un paese con una rete stradale estesa e in condizioni non ottimali come il nostro, non c’è motivo perché non possa diventare un’applicazione diffusa.  Per questo auspichiamo l’emissione del decreto sui “CAM Strade”, tornato in procedura di revisione. Si tratta di uno strumento rilevante per l’indirizzo delle scelte della P.A. che potrebbe dare un concreto slancio alla sostenibilità nel settore stradale.

La seconda strada è l’apertura al riciclo chimico: in Europa in questo momento si stanno costruendo impianti per la produzione di olio di pirolisi e carbon black recuperato. L’Italia ha la necessità di favorire investimenti di questo tipo, evitando lungaggini burocratiche e altri ostacoli tipici del nostro Paese, ma per farlo è necessario un inquadramento normativo che sostenga questa opzione, a beneficio degli obiettivi di economia circolare del Paese.

In Svezia sono già operativi impianti di questo tipo, anche ad Anversa ne sono in costruzione di nuovi e di grande capacità, anche da 70.000 tonnellate. Ci sono investitori esteri pronti a mettere il capitale in un’attività che consente di ottenere prodotti da reinserire nella produzione di pneumatici, quindi chiudendo veramente il ciclo. L’Italia deve rendere possibile questo tipo di attività, confermandosi come protagonista in Europa nel recupero dei pneumatici.

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