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Russia: uscire o non uscire, il dilemma dei produttori di pneumatici

Molti produttori di pneumatici hanno affrontato decisioni difficili nei mesi successivi all’ingresso in Ucraina delle truppe russe, il 24 febbraio 2022, e, in particolare, da quando l’Unione Europea ha annunciato il divieto di importazione di pneumatici prodotti in Russia a partire dal 10 luglio.

Aziende come Nokian Tyres, Bridgestone, Continental, Michelin, Yokohama e Pirelli hanno dovuto decidere per sé e per i propri dipendenti se continuare a gestire i loro stabilimenti russi. Abbiamo chiesto a questi produttori quale sia la loro posizione: quattro dei suddetti produttori stanno voltando le spalle alla Russia o stanno pensando di farlo, ma due apparentemente no.

Nokian

Tra i sei produttori di pneumatici europei e giapponesi che possedevano e gestivano impianti di produzione in Russia per servire i mercati locali e di esportazione, è risaputo che Nokian Tyres è stata la più colpita dalla guerra e dalle sanzioni dell’UE contro la Russia.

L’azienda finlandese ha comunque annunciato la fine del suo impegno con la Russia ed è stato il primo produttore di pneumatici a farlo. Alla notizia del “ritiro controllato” di Nokian a fine giugno ha fatto seguito, a fine ottobre, l’annuncio di aver raggiunto un accordo con la compagnia petrolifera russa Tatneft per la vendita dello stabilimento Nokian Tyres di San Pietroburgo, dove circa 17 milioni di pneumatici consumer venivano prodotti ogni anno. Le autorità garanti della concorrenza russe stanno attualmente esaminando la vendita, che dovrebbe avere un prezzo di circa 400 milioni di euro.

Bridgestone

Dal 1° novembre è inoltre diventato chiaro che Bridgestone ha abbandonato ogni speranza di poter gestire nuovamente un’attività di pneumatici affidabile in e con la Russia. Il produttore giapponese ha recentemente annunciato di aver “avviato un processo per trovare un acquirente locale per le sue attività russe”, spiegando che lo stava facendo “alla luce dell’incertezza generale e dei problemi di fornitura in corso in Russia”.

Qualsiasi transazione di questo tipo includerebbe la vendita del suo impianto di pneumatici a Ulyanovsk, inaugurato nel 2016. Bridgestone ha sospeso le attività produttive nel sito all’inizio di marzo, e ora i giapponesi si ritireranno completamente dalla Russia.

Yokohama

Yokohama Rubber, invece, ha risposto che i pneumatici sono attualmente in fase di produzione nel suo stabilimento inaugurato nel 2012 a Lipetsk, in Russia, dove lavorano 800 persone.

A inizio marzo la società ha comunicato che le attività produttive nello stabilimento erano state “temporaneamente” interrotte “per problemi di approvvigionamento di materie prime”. Yokohama Rubber ha successivamente ripreso la produzione di pneumatici per autovetture e autocarri leggeri a Lipetsk, anche se il produttore rifiuta di specificare il periodo di tempo esatto in cui la produzione è stata interrotta.

In ogni caso, la quantità di pneumatici prodotti a Lipetsk da allora è al “livello più basso possibile per coprire il costo del lavoro”, per quanto ciò sia possibile data la disponibilità di materie prime. Secondo Yokohama, nel 2021 a Lipetsk sono state prodotte circa 8.000 tonnellate di pneumatici.

In risposta a domande specifiche, il produttore di pneumatici giapponese ha affermato che “al momento non ci sono informazioni che possano essere pubblicate ufficialmente” sul futuro della sua attività in Russia. Tuttavia, Yokohama Rubber non nega di star valutando anche una possibile exit strategy: il sibillino commento dalla sede centrale dell’azienda è che “stiamo attualmente e continueremo a impegnarci per raccogliere informazioni e adottare misure adeguate, dando priorità alla nostra responsabilità verso tutte le parti interessate, come i nostri dipendenti, le loro famiglie, i clienti, il personale di vendita e i partner commerciali”.

Nell’interpretare questa affermazione sulla “priorità” non è difficile giungere alla conclusione che Yokohama Rubber apparentemente intende continuare con il suo stabilimento russo in futuro, almeno per quanto riguarda l’approvvigionamento del mercato russo.

Michelin

Michelin, invece, “non ha al momento notizie in merito”. Ha pubblicato una dichiarazione riguardante le attività in Russia a metà marzo, e l’assenza di ulteriori notizie indica che Michelin non ha prodotto pneumatici nello stabilimento di Davydovo (capacità annua: da 1,5 a 2 milioni di pneumatici vettura e autocarri leggeri) da allora.

Dalla fine di giugno, è noto che Michelin sta “considerando di trasferire le attività in Russia alla direzione locale entro la fine del 2022”, che poi gestirà la struttura “indipendentemente da Michelin”. Il produttore di pneumatici francese ritiene particolarmente importante che questo trasferimento crei “le migliori condizioni possibili per i suoi dipendenti”.

Entro l’estate del 2022 al più tardi, Michelin ha capito che sarebbe stato “tecnicamente impossibile” riprendere la produzione nel sito. Secondo le ultime informazioni dalla sede Michelin di Clermont-Ferrand, “raggiungere questo obiettivo entro la fine di quest’anno non è cambiato; stiamo continuando a lavorare sul trasferimento del controllo”.

Di conseguenza, l’industria dei pneumatici può aspettarsi di ricevere notizie dalla Francia nei prossimi giorni.

Pirelli

Diverso è il discorso con Pirelli, che ha dichiarato inequivocabilmente di voler mantenere, almeno in parte, l’impegno russo. La sede centrale del produttore di pneumatici ha dichiarato: “Manteniamo il nostro stabilimento in Russia, dove stiamo salvaguardando i posti di lavoro di oltre 2.000 dipendenti, e lo gestiamo con un livello di attività ridotto orientato al mercato locale.”

Il “ridotto livello di attività” significa anche, come ha scritto di recente Pirelli nella sua relazione trimestrale del 30 settembre, che ha “sospeso gli investimenti nei due stabilimenti, ad eccezione degli investimenti per la sicurezza”.

Pirelli gestisce due stabilimenti di pneumatici in Russia, uno a Kirov e uno a Voronezh. Alla fine di settembre 2022, la Russia rappresentava circa il 4% delle vendite del gruppo, producendo principalmente pneumatici con un diametro di 17 pollici o inferiore, “mentre il core business globale di Pirelli è focalizzato sui segmenti Premium e Prestige”.

Alla luce delle sanzioni internazionali imposte dall’UE a partire dal 10 luglio, che vietano l’importazione di prodotti finiti russi nell’UE e l’esportazione di alcune materie prime in Russia, Pirelli ha “concentrato la produzione sul mercato interno e individuato fonti alternative di flussi di import/export, con la progressiva introduzione della fornitura di prodotti finiti da Turchia e Romania in luogo dell’export dalla Russia verso i mercati europei, e l’utilizzo di fornitori prevalentemente locali in luogo di fornitori europei”.

Nonostante la decisione di mantenere la produzione di pneumatici in Russia, Pirelli sta “monitorando attentamente lo scenario attuale, anche alla luce degli sviluppi di questa crisi geopolitica e del mercato locale”.

Continental

L’azienda tedesca Continental sta tenendo d’occhio gli sviluppi in Russia e nei dintorni, poiché gestisce un impianto di pneumatici per autovetture e autocarri leggeri a Kaluga dal 2013.

Una dichiarazione rilasciataci chiarisce la posizione di Continental: “Stiamo osservando molto da vicino gli attuali sviluppi e stiamo attualmente esaminando tutte le opzioni per un ritiro controllato della nostra attività di pneumatici dalla Russia”.

La società ha anche fatto osservazioni simili all’inizio di luglio. Continental ha dichiarato di “sostenere e rispettare tutte le sanzioni applicabili e le normative legali imposte a seguito della guerra in Ucraina”, aggiungendo: “La situazione attuale è estremamente complessa per le aziende internazionali come Continental che hanno stabilimenti di produzione in Russia. I dipendenti e i dirigenti della nostra filiale in Russia sono minacciati di gravi conseguenze ai sensi del diritto penale se si astengono dal servire la domanda. Per questo motivo, da aprile la nostra filiale in Russia ha ripreso in modo indipendente la produzione di pneumatici per autovetture, a seconda della domanda locale”.

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