Sostenibilità

Germania: i gommisti non propongono i pneumatici ricostruiti. Ecco perché

Ogni tre mesi, l’associazione dei gommisti tedeschi Bundesverband Reifenhandel und Vulkaniseurhandwerk e.V. (BRV) pubblica uno studio, il cosiddetto barometro del settore, dedicato a un tema specifico. A novembre dell’anno appena concluso è stato diffuso un sondaggio sui pneumatici ricostruiti per vettura, realizzato intervistando un centinaio di rivenditori specializzati. L’immagine che ne esce però non è delle migliori. I gommisti tedeschi interpellati, infatti, sostengono che il più delle volte non arrivano nemmeno ad offrire delle gomme ricostruite ai loro clienti “per gli ovvi problemi di qualità”. Questa immagine negativa subliminale non è stata del resto smentita dai risultati di alcuni recenti test realizzati dal TÜV per la rivista svizzera Auto-illustrierte e da quella tedesca Autozeitung, che l’associazione italiana AIRP ha commentato e precisato. Il test ha infatti messo a confronto un ricostruito Kink Meiler con dei pneumatici invernali nuovi e ha parlato dei prodotti ricostruiti come di un “potenziale pericolo”.

Tornando al sondaggio di BRV, alla domanda se loro, i gommisti, offrono ai clienti i pneumatici per auto ricostruiti, la risposta è stata “no” nel 93% dei casi. Le ragioni addotte – era possibile la risposta multipla – sono state le seguenti: non c’è un vantaggio di prezzo (38%), i clienti stessi non ne fanno richiesta (34%), ma soprattutto ho delle “preoccupazioni in termini di qualità” (69%).

Nonostante i vantaggi economici e il valore ambientale di questi prodotti, che contribuiscono all’economica circolare, pare dunque che l’opinione comune sia ancora critica e che i gommisti non diano una mano per sollevarne le sorti. Perlomeno questo è quel che accade in Germania.

© riproduzione riservata
made by nodopiano