Mercato

Emergenza PFU: intervista a Calì, gommista e rappresentante CNA

Il problema della raccolta dei PFU sta diventando davvero drammatica e alcuni giorni fa CNA e Federpneus hanno inviato una richiesta congiunta al Ministero dell’Ambiente per ottenere un incontro per fare il punto della situazione, alla luce della scadenza dei sei mesi dall’entrata in vigore del nuovo decreto 182/19.

L’apertura di un tavolo di lavoro è particolarmente importante in questo momento, sia per la gravità della situazione e sia perchè, a differenza del vecchio Dm 82/11, il nuovo Dm 182/19 non ha previsto nessun tavolo tecnico fra le parti. Inoltre, l’Osservatorio sui flussi illegali di pneumatici gestito da Legambiente che avrebbe potuto dare un supporto sembra essere svanito nel nulla. La piattaforma, che aveva raccolto 361 segnalazioni di illeciti, 301 società citate, 136 operatori denunciati, 8 esposti alle Forze dell’Ordine, non è infatti più online e non se ne conosce la sorte.

Abbiamo chiesto la posizione di CNA a Giuseppe Calì, siciliano, gommista e rappresentante del settore presso la confederazione nazionale.

I piazzali dei gommisti sono pieni, i rappresentanti del settore sollecitano il Ministero dell’ambiente, che però si assume la responsabilità solo dei flussi di pneumatici regolari. Dove sta veramente il problema? Chi è responsabile dei flussi irregolari che intasano il mercato?

Il problema vero sono proprio i flussi irregolari di pneumatici in Italia, che vengono ben riassunti nello schema allegato, dove troviamo molte diverse fonti di immissione illegale: importazioni di gomme nuove e usate, triangolazioni, ricostruzione da estero, B2C da estero e pneumatici usati da autodemolizioni.

Queste sono le cause che hanno portato a questa situazione drammatica, che è aggravata anche dalla nuova ripartizione biennale dei PFU.

Cosa intende con ripartizione biennale della raccolta PFU?

Nel recente decreto liquidità (DL n.23 dell’8 aprile) è stato inserito un emendamento relativo alla raccolta di PFU in previsione del calo delle vendite di gomme nuove a causa del Covd19. In pratica, in sede di conversione in legge del DL23, il Parlamento ha introdotto, con la Legge 40 del 5 giugno 2020, delle importanti novità relativamente agli obblighi di gestione dei PFU.

Nell’articolo 4-ter della legge si prevede infatti il ricalcolo degli obiettivi di raccolta dei PFU spalmato in due anni. Questo il testo di legge:

Obiettivi annuali di gestione di pneumatici fuori uso” dispone che, in ragione della situazione emergenziale derivante dalla pandemia di COVID-19 e delle misure adottate per contenerla, gli obiettivi di gestione di quantitativi di pneumatici fuori uso su base annuale fissati ai sensi dell’art. 228, c. 1, D.Lgs. 152/2006, pari a quelli immessi nel mercato e destinati alla vendita nell’anno precedente, per l’anno in corso dovranno essere parametrati al biennio 2020-2021. Tale misura nasce dalla circostanza per la quale, durante il periodo di lock-down degli ultimi mesi, i produttori di pneumatici hanno continuato a svolgere il servizio di raccolta degli PFU senza tuttavia poter proseguire con la propria attività economica e produttiva.

In ragione di tale scostamento, pertanto, il Legislatore ha previsto che la verifica delle quantità di PFU gestiti dai soggetti obbligati sia eseguita computando gli pneumatici immessi sul mercato e destinati alla vendita – non esclusivamente nell’anno precedente – bensì nel biennio 2019- 2020.”

Come si traduce l’emendamento nella realtà?

Le Case produttrici quest’anno hanno sicuramente registrato un calo delle vendite, anche se pare stiano recuperando parecchio. Questo significava raccogliere nel 2021 molti meno PFU che nel 2020. Ecco perché è stato inserito l’emendamento, secondo il quale i quantitativi da raccogliere vengono ricalcolati sommando l’immesso nel 2019 e quello -più basso- del 2020, per dividere equamente il totale nei due anni successivi: 2020 e 2021. Se ipotizziamo un calo di vendite del 30-40% significa che quest’anno l’obiettivo di raccolta dei PFU è inferiore al reale de 15-20%. In parole semplici, la legge consente di raccogliere il prossimo anno una parte dei PFU di quest’anno.

E quindi?

Considerato questo ricalcolo della raccolta spalmato sui due anni e soprattutto il persistente e incontrollato ingresso in nero di grandi quantitativi di pneumatici, la situazione è davvero critica. E il paradosso è che legalmente i produttori e gli importatori sono in regola perché hanno versato il contributo ai consorzi, i consorzi sono in regola perché raggiungono i loro obiettivi di raccolta e la miccia accesa rimane in mano ai gommisti. La frustrazione è davvero grande, soprattutto per i professionisti che lavorano onestamente – e sono tanti –, che hanno versato regolarmente il contributo, ma non ricevono il servizio dovuto.

Una parte di responsabilità ricade quindi anche sui gommisti che non lavorano al 100% nella legalità?

Mi dispiace dirlo, ma è la realtà. Anche se certamente esiste il problema delle vendite on-line dove non viene versato il contributo, a fronte di moltissimi professionisti seri, ci sono anche dei gommisti che acquistano dai canali irregolari online e offline e non versano il contributo per i PFU e spesso anche l’Iva. Il nostro obiettivo è tutelare chi lavora nella legalità ed è per questo che abbiamo scritto una lettera congiunta con Federpneus per incontrare il Ministero dell’Ambiente.

Quale può essere la soluzione?

Stiamo lavorando, per trovare un sistema concreto per tutelare chi lavora onestamente. Il problema nasce a monte, per tanti motivi, e sarebbe necessario l’intervento di vari enti: Ministero dell’ambiente, Intendenza di Finanza, Agenzia delle Dogane e altri ancora, che avrebbero il dovere di intervenire. Sarà proprio questo che chiederemo al Ministero, ma sappiamo già che per avviare procedure di questo tipo ci vorrà molto tempo.

Ecco perché, nell’immediato, per tutelare e allievare le difficoltà degli operatori onesti, intendiamo trovare sistema, con strumenti elettronici, dichiarazioni di autocertificazione o altro, per arrivare a una soluzione che sia semplice, efficace e burocraticamente meno gravosa per le aziende.

Quali saranno i prossimi passi?

Entro la fine del mese, noi come CNA e le altre parti interessate incontreremo i rappresentanti del Ministero per fare il punto e anche quelli di Legambiente, per capire quale possa essere lo sviluppo futuro della piattaforma CambioPulito.

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