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Frode nei trasporti, confiscati mezzi e beni per 1,6 milioni di euro tra Cosenza e Venezia – Video

La Guardia di Finanza di Sibari ha disposto il sequestro di conti correnti, immobili e 28 mezzi, tra vetture, motrici e semirimorchi, a seguito di un’indagine per frode da parte di un’azienda di trasporti, che avrebbe emesso fatture false per circa 900.000 euro e avrebbe indebitamente compensato crediti IVA per oltre 1,6 milioni di euro.

Oltre che nei confronti della società operante nel settore dei trasporti, il vincolo cautelare è stato disposto anche per il suo legale rappresentante (B.C. di anni 30) e del consulente fiscale (F.D. di anni 67) nonché depositario delle scritture contabili della stessa.

Il sequestro è stato eseguito lo scorso 18 aprile, presso le due sedi aziendali di Cassano allo Ionio (CS) e San Stino di Livenza (VE), dopo una complessa e articolata attività di polizia economico–finanziaria, condotta dalle Fiamme Gialle, a conclusione della quale emergevano elementi probatori certi, in ordine a una consistente frode fiscale caratterizzata, in particolare, dall’utilizzo di crediti Iva, fittizi e/o inesistenti, precostituiti appositamente e utilizzati in compensazione di imposte e contributi Inps dovuti. Gli accertamenti hanno inoltre consentito di scoprire che la frode era stata programmata sin dall’avvio dell’attività imprenditoriale, avvenuta nel dicembre 2012, lasciando pensare che la costituzione della società sia stata fatta proprio con lo scopo fraudolento. La truffa si sarebbe poi protratta nel corso delle successive annualità d’imposta, grazie ad una serie di annotazioni contabili inesistenti, realizzate anche attraverso l’utilizzo di false fatturazioni. Quest annotazioni, infatti, pur facendo riferimento ad acquisti importanti di beni strumentali all’attività d’impresa, grazie ad una serie di ulteriori “alchimie contabili”, predisposte ad hoc dal consulente fiscale della società, non influenzavano, in alcun modo, il risultato d’esercizio dell’impresa ai fini del reddito, ma avevano quale unico obiettivo quello di alimentare indebitamente il credito Iva annuale, per le finalità sopra citate.

Al termine dell’attività, il legale rappresentante della società ed il consulente fiscale della stessa sono stati denunciati a piede libero per i delitti previsti e puniti dagli articoli:
– 2, 4, 8 e 10 quater, del D.Lvo 74/2000 (Dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, Dichiarazione infedele, Emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, Indebita compensazione di crediti IVA inesistenti), a carico dell’amministratore della società;

– 4 e 10 quater, del D.Lvo 74/2000 (dichiarazione infedele e indebita compensazione), a carico del consulente fiscale della stessa.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del citato Tribunale, accogliendo le richieste del Pubblico Ministero titolare delle indagini, e condividendo le ricostruzioni investigative operate dai Finanzieri, ha emesso il Decreto di sequestro, finalizzato alla “confisca diretta”, nei confronti della società (in primis conti correnti e gli automezzi pesanti
di proprietà), nonché “per equivalente”, nei confronti degli indagati, di beni mobili, immobili, denaro ed altre utilità nella disponibilità degli stessi, per un ammontare complessivo di
oltre 1,6 milioni di euro.

Al termine delle attività di sequestro, che hanno interessato le province di Cosenza, Salerno, Venezia e Treviso, sono stati cautelati complessivamente n. 28 automezzi (autovetture,
motrici e semirimorchi), n. 2 unità immobiliari (una villetta e un terreno), quote societarie e conti correnti.

Per le condotte illecite tenute, gli indagati rischiano ora una condanna fino a sei anni di reclusione.

 

 

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