Un’industria della gomma 4.0: l’esempio di Comet

“Per continuare ad essere competitivi, oggi è necessario stabilire una relazione forte con fornitori e clienti, altrimenti la gestione del business diventa davvero difficile”, afferma Matteo Bernini, amministratore delegato di Comet, che ha presentato l’esperienza della propria azienda, in occasione dell’incontro promosso lo scorso giugno da Assogomma per focalizzare l’attenzione e proporre spunti di riflessione su temi caldi che influiscono sulla competitività delle imprese del settore gomma.

“Non esiste una ricetta infallibile per affrontare l’era dell’industria 4.0”, ha dichiarato il direttore di Assogomma Fabio Bertolotti. “Si tratta semplicemente di adattare la propria attività alle nuove esigenze e fare sistema con tutta la filiera”.

Per Industria 4.0 si intende la tendenza dell’automazione industriale ad integrare alcune nuove tecnologie produttive, per migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la produttività e la qualità produttiva degli impianti. In pratica quella che il Ministro dello Sviluppo Economico chiama “quarta rivoluzione industriale” nel piano nazionale varato quest’anno a supporto delle aziende che vogliono cogliere queste opportunità.

Comet, una piccola media impresa familiare di Coccaglio, in provincia di Brescia, che da oltre trent’anni produce mescole elastomeriche per varie applicazioni industriali, automotive inclusa, questa opportunità l’ha saputa cogliere decisamente per tempo. Avendo bisogno infatti di costruire un nuovo stabilimento, 5 anni fa, quando ancora di industria 4.0 non si parlava, se non in qualche università tedesca, Comet ha scelto di investire nell’innovazione e nell’automazione.

“Partivamo da un’azienda cresciuta negli anni con l’innesto di moduli successivi a incastro, come nel gioco del Tetris, e quindi abbiamo pensato che convenisse partire da zero per ottimizzare i processi al meglio”, spiega Bernini. Oggi, infatti, il magazzino automatico di Comet gestisce le materie prime in ingresso e i prodotti finiti in uscita senza l’ausilio di personale. “I vantaggi sono enormi, in termini di sicurezza”, continua Bernini. “Sicurezza nelle movimentazioni potenzialmente pericolose, ma anche sicurezza del sapere esattamente dove si trova cosa. Questo è particolarmente importante per il nostro lavoro”.

Un altro processo che, come la logistica, è stato completamente rinnovato in Comet è quello del controllo, che ora prevede un laboratorio che esegue collaudi automatizzati per la validazione dei materiali. Ma Comet ha investito anche per la tutela dell’ambiente e oggi utilizza energie rinnovabili, come il geotermico per il riscaldamento e il condizionamento degli ambienti.

L’importanza di coinvolgere i fornitori

Tra le idee e la realizzazione c’è sempre molta distanza e anche Bernini ammette che “l’idea di partenza è cambiata completamente quando abbiamo iniziato a realizzare i progetti”.

“Realizzare questo tipo di innovazioni è quasi impossibile senza coinvolgere i fornitori”, spiega l’amministratore delegato. “Sono loro che ti possono aiutare a capire la tua idea per realizzarla in termini concreti ed è quindi molto importante che comprendano a fondo quello di cui l’azienda ha bisogno. Non è facilissimo intendersi su necessità e obiettivi, che, a volte, sembrano stravaganti o complessi a chi li deve mettere in pratica”.

Più automazione, meno dipendenti?

Oggi Comet produce 20 miliardi di tonnellate di mescola all’anno, con una squadra di circa 90 persone, più di quante ne avesse prima. “L’automazione spinta non ha provocato la predita di posti di lavoro in azienda, anzi, sorprendentemente abbiamo aumentato il numero di addetti”, dice Bernini.

Per quanto riguarda la capacità di cogliere queste innovazioni, le persone giovani sono decisamente in vantaggio e, nel caso di Comet, i dipendenti più giovani sono stati capaci di riconvertirsi, mentre i dipendenti più anziani, che in genere hanno anche un più basso grado di scolarizzazione, hanno faticato di più a comprendere e sostenere il cambiamento.

La chiarezza degli obiettivi

Cinque anni fa Comet si è trovata davanti al bivio: rimanere piccoli e ridimensionarsi nel mantenimento della tradizione oppure investire per portare avanti qualcosa di completamente innovativo? “La scelta è stata difficile – sottolinea Bernini – e l’investimento pesante, però le condizioni c’erano e abbiamo deciso di buttare il cuore oltre l’ostacolo.”

“Il nuovo assetto e la nuova immagine dell’azienda ci hanno aiutato molto anche nell’approccio ai clienti, perché ci ha consentito di lavorare con dei clienti che prima ci erano preclusi, nonostante già avessimo le capacità tecniche per servirli”, aggiunge il manager. “È importante però avere chiaro l’obiettivo. Automatizzare per automatizzare non ha senso. Bisogna sapere perché automatizzare, avere in mente l’obiettivo di miglioramento e decidere esattamente dove si vuole arrivare”.

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