Dal 2011 il numero dei “gommisti” è aumentato del 7,8%

Nel 2016 in Italia la rete dei gommisti ha toccato quota 6.594 aziende, che rappresentano il 5,6% sul totale delle 117.540 aziende che si occupano di assistenza agli autoveicoli nel nostro Paese. Rispetto al 2011, quando la rete dei gommisti era costituita da 6.118 attività, vi è stato un aumento del 7,8%. Questi dati, di fonte Cerved, sono resi noti da Federpneus (Associazione Nazionale Rivenditori Specialisti di Pneumatici).

Federpneus sostiene che “la crescita della rete dei gommisti è pienamente coerente con il momento positivo che la professione del venditore e montatore di pneumatici sta attraversando negli ultimi anni.”

Ma l’aumento del numero di “venditori e montatori di pneumatici” rappresenta davvero un “momento positivo” per i gommisti? Sicuramente è vero che sono sempre di più gli operatori che hanno intuito che sulle gomme si può sviluppare un business interessante, vista anche la necessità delle piattaforme online di avere centri di montaggio. Diversa è però la situazione dei gommisti specialisti, che vedono erodere quello che considerano il proprio mercato da concorrenti non specializzati come meccanici, carrozzieri, benzinai, concessionarie e abusivi vari. Ad acuire le difficoltà del momento non possiamo poi non menzionare i gravi fenomeni illegali come l’evasione IVA e il mancato pagamento del contributo PFU.

“Non è possibile avere un mercato dove tutti possono essere gommisti” ha affermato Fabio Bertolotti, direttore di Assogomma, riferendosi alla necessità di reintrodurre una normativa che preveda i requisiti minimi, in modo da aiutare i professionisti a superare questo momento di difficoltà. Insomma, meglio pochi ma buoni.

“La professione del gommista si è notevolmente evoluta rispetto al passato e ha puntato su una specializzazione sempre maggiore, anche per far fronte ad un mercato sempre più competitivo e tecnologicamente all’avanguardia. La crescita della rete dei gommisti si spiega anche con la richiesta generata dall’introduzione dell’obbligo di utilizzare i pneumatici invernali in determinati periodi dell’anno e in determinate zone, obbligo che deriva dalla presa di coscienza da parte del legislatore dell’importanza dei pneumatici per garantire la sicurezza in tutte le condizioni di esercizio”, sostiene Federpneus.

Analizzando la struttura della rete dei gommisti a livello territoriale, si osserva che dal 2011 al 2016 si è avuto l’incremento maggiore nelle regioni settentrionali (+12%), mentre nelle regioni meridionali e insulari la crescita è stata meno marcata (rispettivamente +3,9% e +4,5%). Le regioni del Centro, invece, si attestano poco al di sopra della crescita media registrata a livello nazionale (+8,9%). Nel dettaglio, la regione che ha avuto l’aumento maggiore è stata il Piemonte (+15,9%), seguita da Liguria (+13,7%) e Veneto (+13%). Solo due regioni hanno il segno meno: si tratta delle Marche (-2,3%) e della Valle d’Aosta (-22,2%).

Sempre a livello regionale, la regione in cui al 2016 è presente il maggior numero di gommisti è la Lombardia (771), seguita da Sicilia con 746, Campania con 634, Lazio con 609 ed Emilia Romagna con 568. In totale, queste cinque regioni ospitano poco più della metà di tutte le aziende di gommisti del Paese.

Con le sue 6.594 aziende distribuite sul territorio nazionale, la rete dei gommisti in Italia è sufficientemente capillare e, in linea di massima, proporzionata al grado di sviluppo della motorizzazione nel nostro Paese, che ha una delle densità automobilistiche più elevate a livello mondiale. Secondo gli ultimi dati ACI disponibili, nel 2016 in Italia il parco circolante contava 43.492.002 autoveicoli. Federpneus afferma che, considerando i 6.594 gommisti in attività nel 2016, risulta un bacino medio di 6.596 autoveicoli a gommista, ma anche questo è un dato che non rispecchia la realtà: nel 2015 Ecopneus parlava di “oltre 37.000” punti di raccolta PFU. Considerando questo dato, la media di veicoli per gommista crolla a 1.175.

© riproduzione riservata
made by nodopiano