Raccolta PFU: andiamo verso legalità e trasparenza – L’intervista a Ecotyre

Ecotyre ha annunciato ad Autopromotec di avere superato le 50mila tonnellate di gomme a fine vita raccolte sul territorio. Un traguardo importante per il consorzio torinese a cui si affidano per la raccolta oltre 10.000 officine.

Ne abbiamo approfittato per chiedere al presidente Enrico Ambrogio qualche chiarimento in merito alle difficoltà che lamentano i gommisti per i ritardi del servizio di raccolta da parte degli operatori.

Perché ci sono ancora così tanti ritardi nella raccolta dei PFU?

EA: Purtroppo, come segnaliamo ormai da tempo, non c’è corrispondenza tra i dati dichiarati di immesso sul mercato e i dati di raccolta. Parliamo di 4-5 milioni di gomme, che ancora non riusciamo a regolare. Noi abbiamo sorpassato gli obiettivi di raccolta e, come noi, anche altri consorzi. Teoricamente, quindi, non ci dovrebbero essere gomme a terra e invece, per una combinazione di fattori, i dati non quadrano e le gomme rimangono a terra.

I motivi di questa irregolarità sono due: da un lato qualcuno non dichiara tutte le gomme che vende – e ben conosciamo il fenomeno delle vendite irregolari -; dall’altro qualcuno non raccoglie i PFU, nonostante dichiari di farlo. Questo è un fenomeno ancora più assurdo: ci sono infatti soggetti che intascano il contributo PFU, senza essere iscritti da nessuna parte e senza versarlo a nessuno. E il paradosso è che le fatture sembrano regolari.

Quindi, a causa di alcuni, pagano tutti. Come è possibile risolvere questa situazione, che i gommisti soffrono in modo particolare?

EA: Devo dire, con particolare soddisfazione, che il Ministero dell’Ambiente ha pubblicato l’elenco dei soggetti che sono obbligati, una volta all’anno, a rendicontare la propria attività. Da anni spingevamo per questa soluzione e adesso, finalmente, la cosiddetta BIP (Banca Informazione Pneumatici) esiste ed è online a disposizione di tutti. Questo registro offre una completa visibilità e trasparenza delle attività di raccolta dei PFU.

Il controllo adesso è semplice, sia per le aziende che per gli enti preposti: se una società vende in Italia, ma non risulta nell’elenco del Ministero, significa che c’è un problema. Il fatto stesso che la Finanza e l’Agenzia delle Entrate, così come anche i concorrenti, possano con maggiore facilità controllare, è già buon un deterrente.

Anche CambioPulito è uno strumento utile per regolarizzare la situazione?

EA: Certo, anche il progetto CambioPulito, che abbiamo sottoscritto insieme ai principali consorzi di filiera e associazioni ambientaliste, va in questa direzione. Si tratta di una piattaforma, gestita da Legambiente, che si basa sul whistleblowing, ossia sulla segnalazione, da parte dei gommisti e degli operatori del settore, delle anomalie in forma anonima.

L’auspicio è che si cominci a segnalare, con un po’ di coraggio e senza timori di ritorsioni, quelle situazioni che è sicuramente più facile conoscere e comprendere dall’interno del settore anzichè dall’estrno.

Come forma di riconoscimento, chi aderisce alla piattaforma riceverà un trattamento prioritario per la raccolta dei PFU da parte dei consorzi.

Riusciremo ad arrivare ad una situazione di regolarità?

EA: È molto positivo che sia il sistema stesso a cercare di darsi delle regole di comportamento etico. Siamo tutti coinvolti e ci mettiamo impegno e passione. Sarebbe davvero un peccato, per colpa di un piccolo numero di irregolari, non riuscire a far funzionare un sistema da oltre 350.000 tonnellate, 40.000 potenziali punti di generazione, 30 impianti e un centinaio di operatori.

Quindi sì, l’auspicio è proprio di riuscire a fermare chi fa il furbo e arrivare ad avere un sistema perfetto.

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