Union Pneus in liquidazione volontaria

“Siamo vittime di un raggiro che ha gli aspetti di una vera e propria truffa”, dichiara con amarezza Antonio Andreucci, confermando che Union Pneus chiude. L’azienda di Modena della famiglia Chiossi, che a inizio 2015 si è affidata ad Andreucci nominandolo presidente del Consiglio d’Amministrazione, è in liquidazione volontaria.

“Dopo quasi 30 anni di attività, un’azienda storica della massima serietà è costretta a chiudere per colpa di quello che sembrava un ottimo cliente, per oltre due anni regolare nei pagamenti, e con cui, all’interno dell’azienda, era nato un forte rapporto di amicizia. Si tratta di un’azienda italiana, che svolge prevalentemente attività di esportazione, e che ci ha lasciato un buco di circa un milione di euro”, continua Andreucci. “Ha tutti i risvolti di una truffa, che ha azzerato le riserve di un’azienda seria e stimata, che ha sempre pensato a lavorare e a capitalizzare”.

Andreucci ci tiene però a sottolineare che UnionPneus è in liquidazione volontaria, che non ci sono libri in tribunale, nè richieste di concordato giudiziale.  “I soci, nella loro integrità, hanno deciso di liquidare finchè si era ancora in tempo per farlo. Un comportamento ammirevole, che fa loro molto onore, ma che è assolutamente stra-ordinario in questo Paese, dove abbiamo assistito a dei fantastici concordati al 15%”.

Lo sfogo di Andreucci contro quello che definisce il colpevole della chiusura di Union Pneus, si allarga anche ad un fornitore che, “con classe e tempismo ha invitato la propria forza vendita ad approfittare senza indugi della situazione”.  “E oltre il danno la beffa: in questo sistema Paese, ormai inutile, – aggiunge Andreucci – devi spendere migliaia di euro per procedure legali, già sapendo che i malfattori passeggiano liberamente e mangiano ostriche e champagne”.

Andreucci, che è adesso il responsabile della liquidazione dell’azienda, spiega che a magazzino ci sono solo 20-30.000 gomme, perchè già a metà settembre, quando la situazione diventava sempre più critica, la famiglia Chiossi aveva informato i fornitori delle difficoltà. “E’ una vicenda che ci lascia l’amaro in bocca, ma vogliamo ribadire con chiarezza che la proprietà ha deciso di liquidare in maniera autonoma, senza l’imposizione di nessuno. E questa è un ulteriore conferma della serietà della famiglia Chiossi”.

Si assottiglia dunque ulteriormente – per chiusure o acquisizioni – il numero dei distributori italiani, che davvero rappresentano da alcuni anni l’anello debole della catena dei pneumatici. Schiacciati tra le Case produttrici e i rivenditori, i grossisti e i distributori sono quelli che rischiano di più e che devono stare sempre estremamente attenti ad investire in clienti che generano volumi, ma pagano anche con regolarità, in modo da salvaguardare la solidità finanziaria della propria azienda. Se poi si incappa in una truffa, correre ai ripari diventa davvero difficile, se non impossibile.

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