Primo anno di ripresa per il mercato italiano con +4,2% dopo 6 anni consecutivi di flessione, ma non è tutto oro quel che luccica

Secondo i dati pubblicati dal Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, a dicembre il mercato italiano dell’auto totalizza 91.518 immatricolazioni, il 2,3% in più rispetto a dicembre dello scorso anno. Nell’intero 2014, le immatricolazioni ammontano complessivamente a 1.359.616 unità, il 4,2% in più rispetto al 2013.

“Grazie al segno positivo di dicembre, settimo rialzo mensile consecutivo, seppur con volumi ancora bassi per questo mese, il mercato auto italiano chiude il 2014 positivamente secondo le previsioni, e verrà ricordato come il primo anno di ripresa dopo 6 annualità consecutive in flessione – ha commentato Roberto Vavassori, Presidente di ANFIA. Il quarto trimestre dell’anno appena concluso risulta, così, in crescita del 6,1% rispetto all’analogo trimestre del 2013, concludendo in ascesa dopo il rallentamento dei due trimestri precedenti (a un primo trimestre in rialzo del 6,1%, avevano fatto seguito, infatti, un secondo e terzo trimestre a +1% e +4% rispettivamente). Questa chiusura d’anno può essere letta come un segnale di incoraggiamento per un settore che da anni accusa i colpi della crisi economica e che ha bisogno, per la sua stessa salvaguardia e rilancio, di ripristinare livelli di mercato fisiologici per un Paese come il nostro, ovvero intorno a 1,8 milioni di unità all’anno. Proprio per questo, non si possono ignorare gli elementi di debolezza che ancora caratterizzano il nostro mercato, in primis perché i volumi annuali sono ben distanti da questi livelli e si attestano, piuttosto, su quelli del lontano 1979; inoltre, perché alcuni segmenti che potrebbero fare da traino verso la ripresa, come quello delle auto aziendali, risultano ancora penalizzati da una fiscalità non equa rispetto a quella degli altri maggiori mercati europei. Infine, il segmento delle vendite ai privati, che rappresenta il canale più importante in termini di quota (63,3% nei primi 11 mesi del 2014), pur avendo registrato un incremento del 7,9% nel periodo luglio-novembre 2014, in recupero sul calo tendenziale dell’1,1% registrato nei primi 6 mesi dell’anno, non è nelle condizioni di esprimere appieno le sue potenzialità. Alla perdita di capacità di spesa delle famiglie, si aggiunge, infatti, come aggravante, l’inasprimento delle imposizioni fiscali sull’auto (è in vigore dal primo gennaio, per citare a titolo d’esempio solo i nuovi rincari, un aumento medio annuale dei pedaggi autostradali dell’1,3%) che pesano, soprattutto, sui costi di gestione dell’autoveicolo.”

Più pessimista Filippo Pavan Bernacchi, presidente di Federauto: “Rispetto al 2013 abbiamo registrato un +4,2%, ma rispetto al 2012, che tutti considerano un anno orribile, abbiamo perso ancora un -2,9%. E’ per questo che bisogna pesare e contestualizzare un dato che sembrerebbe positivo, ma non lo è. E’ un dato che inquieta e siamo convinti che se il Governo non darà attenzione al nostro settore, alle nostre proposte, come ad esempio l’Iva agevolata per i privati, il 2015 bisserà il 2014 attestandosi attorno a 1.400.000. Torneremmo così al 2012 in un loop negativo che da soli non possiamo spezzare”.

La Federazione che rappresenta i concessionari di auto, veicoli commerciali, industriali e autobus, di tutti i brand commercializzati in Italia, sottolinea che si tratta di numeri modesti che anzitutto, non risolvono la crisi di sostenibilità delle aziende concessionarie e, in secondo luogo, non consentono di dare al Paese quella spinta e quel contributo che il settore automobilistico ha sempre dato per una robusta crescita dell’economia. Conclude Pavan Bernacchi: “Bisogna considerare che il segno + del 2014 è dovuto in larga parte agli acquisti effettuati dalle società di noleggio. Spicca ancora il ritardo della domanda dei privati e delle famiglie, ossia il grosso del mercato. Manca poi l’apporto delle auto aziendali, quello che nei momenti di crisi più acuta ha salvato il mercato di altri paesi. I motivi sono oramai noti a tutti: timori per il futuro, calo generale dei consumi, politica fiscale opprimente, forte selettività del credito. E il tasso di sostituzione dei veicoli è precipitato, contribuendo ad elevare l’età media del parco circolante con ripercussioni in termini di maggiore inquinamento, consumi elevati e scarsa sicurezza e con forti impatti negativi su circa 1.000.000 di lavoratori che opera nella nostra filiera. Ma quello che è assurdo è che lo Stato, nonostante l’alto livello della pressione fiscale sull’autoveicolo, in acquisto e in utilizzo, riduce comunque il gettito complessivo. Un auspicio finale: il Governo ci ascolti e metta in atto un piano dove tutti potremmo uscire vincitori”.

Secondo UNRAE, l’Associazione dei Costruttori esteri, per il 2015, in assenza di elementi che possano influenzare direttamente la domanda, il mercato si assesterà prevedibilmente su una crescita spontanea del 3%, attorno a 1.400.000 unità. “La prospettiva di crescita di appena un 3% per il 2015, in assenza di interventi strutturali di rilancio del settore – afferma Massimo Nordio, Presidente dell’UNRAE – ci mette in condizione di rimarcare la necessità che venga realizzato un piano solido di rinnovamento del parco attraverso un sostegno alle famiglie, come la proposta di detraibilità di parte dei costi di acquisto di un’auto nuova, con benefici effetti sulla sicurezza dei veicoli e delle persone, sui costi sociali dell’incidentalità e sull’ambiente, come è stato ampiamente dimostrato in molte sedi dall’ACI, dal CENSIS e nella nostra Conferenza Stampa di metà novembre. Inoltre – conclude il Presidente – l’UNRAE ritiene necessario che tutta la filiera automotive trovi la coesione necessaria ad accorciare i tempi del dialogo con le Istituzioni e in tal senso esplorerà, anche con le altre Associazioni, la possibilità di rilanciare gli Stati Generali dell’Auto, come momento di confronto per creare convergenza e condivisione di quelle strategie che appaiono oggi indispensabili per conseguire la crescita del settore automotive in Italia”.

Secondo l’indagine ISTAT, a dicembre l’indice del clima di fiducia dei consumatori (base 2005=100) diminuisce, passando da 100,2 del mese di novembre a 99,7. I giudizi e le attese sulla situazione economica del Paese peggiorano, i rispettivi saldi passano a -108 da -105 e a -15 da -13.

Il saldo relativo all’opportunità attuale di acquisto di beni durevoli diminuisce in modo consistente (a -89 da -79), come risultato dell’aumento della percentuale degli intenzionati a “spendere molto meno” per i beni durevoli (che passa al 61,3% dal 57,9%). Il saldo delle intenzioni future di spesa passa a -100 da -91, in quanto la quota di chi si attende di spendere “molto meno” per beni durevoli aumenta al 47,2% dal 42,3% del mese precedente.

A novembre 2014, secondo gli dati ISTAT disponibili, l’indice nazionale dei prezzi al consumo diminuisce dello 0,2% rispetto al mese precedente e aumenta dello 0,2% nei confronti di novembre 2013 (il tasso tendenziale era +0,1% a ottobre). Il calo mensile dell’indice generale è principalmente dovuto alla diminuzione dei prezzi beni energetici non regolamentati – i carburanti (-2,3%). A livello tendenziale, la lieve accelerazione dell’inflazione è in parte bilanciata dall’accentuazione della flessione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati – i carburanti – (-3,1%, da -2,2% del mese precedente).

© riproduzione riservata
made by nodopiano