Annual Report Ecotyre: 4 milioni di PFU a nuova vita nel 2012

Oltre 32mila tonnellate di Pneumatici Fuori Uso trattati in 12 mesi, per un totale di circa 4 milioni di pezzi avviati al recupero, più di 13mila missioni di raccolta in 7320 punti di raccolta in tutte le regioni d’Italia. Sono i numeri presentati venerdì scorso a Roma da Ecotyre nel suo Annual Report 2012, la “fotografia” di quanto fatto e di quanto c’è da fare nel settore del riciclo dei PFU.

Delle 32 mila tonnellate raccolte (parliamo precisamente di 32.317.617 chili di materiale) la parte del leone è composta da PFU appartenenti alla Classe 1, ovvero i classici pneumatici per moto e autovetture e rappresenta il 103% di quanto imposto dalla normativa europea. “L’82% del materiale raccolto – ha spiegato Enrico Ambrogio, presidente di Ecotyre – proviene da pneumatici auto e moto, ma naturalmente il consorzio recupera anche quelli di veicoli industriali e pesanti”. Un risultato possibile – si legge all’interno del report – grazie alle sinergie nate all’interno della filiera, che hanno permesso una migliore tracciabilità del prodotto. Frutto anche dell’approccio seguito, in base alle indicazioni fornite da Bruxelles, ovvero gestire i PFU con la logica della prossimità, limitando il trasporto ma garantendo le specifiche esigenze di trattamento.

L’Annual Report analizza anche i punti critici del settore, soffermandosi soprattutto sul fenomeno, affermatosi negli ultimi anni, della vendita al dettaglio attraverso il web, che rappresenta già il 3% dell’intero mercato, ovvero 2 milioni di pezzi venduti ogni anno. In particolare, ciò che preoccupa Ecotyre è la mancata applicazione del contributo ambientale da parte di aziende con sede estera. Si parla di cifre vicine ai 5 milioni di euro, con conseguenze pesanti per il settore: oltre a un milione di euro di mancato introito Iva per l’erario, si crea una distorsione della concorrenza, a danno di coloro che, applicando correttamente la legge, si trovano a competere contro prezzi più bassi. Senza contare il fatto che in gran parte si parla di pneumatici non contabilizzati che finiscono per pesare sulla collettività per altri 5 milioni di euro, il costo della gestione della loro fine vita.

Una preoccupazione condivisa anche da Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera dei deputati, che nel suo intervento ha assicurato un intervento: "Una circolare del ministero dell’Ambiente potrebbe già essere sufficiente a correggere questa distorsione, ma sottoporrò anche un’interrogazione parlamentare. Il rispetto degli standard ambientali deve valere per tutti, a livello nazionale e internazionale".

La presentazione dell’Annual report 2012 di Ecotyre ha permesso anche di fare il punto sugli utilizzi dei PFU. "Una volta trattate – ha spiegato il prof. Alessandro Fantilli del Dipartimento di Ingegneria strutturale, edile e geotecnica – l’80% delle gomme raccolte si trasforma in un polverino che può avere tanti utilizzi. Per esempio, nei sottofondi stradali, nel rivestimento di piste di atletica, nelle aree gioco per bambini o negli isolanti acustici dell’edilizia". Al proposito EcoTyre è partner del Politecnico di Torino per una ricerca che studierà la realizzazione di nuovi calcestruzzi in cui agli inerti tradizionali si sostituiscono gli inerti in gomma riciclata, migliorando le caratteristiche del prodotto finale, soprattutto in termini di duttilità.

C’è però un problema normativo, messo in luce da Renzo Maggiolo, vicepresidente di Unigom (Unione recuperatori italiani della gomma): “Con la gomma riciclata si possono fare molte cose, ma la normativa in Italia è frammentata a livello locale e non sempre efficace. Il Green Public Procurement, per esempio, obbligherebbe la pubblica amministrazione a rifornirsi del 30% di materiali riciclati, ma non sempre questo avviene".

Una risposta ai deficit normativi potrà arrivare dai buoni rapporti che Ecotyre è riuscito a intessere con le istituzioni: “Siamo invitati al tavolo per la gestione dei PFU del Ministero dell’ambiente – ha spiegato Ambrogio – e siamo membri del Consiglio nazionale della Green economy. Ma c’è ancora molta strada da fare, finalizzata al miglioramento continuo dei servizi offerti, alla valorizzazione dei PFU, alla loro trasformazione da rifiuto in risorsa e al pieno rispetto della sostenibilità ambientale”.

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