Marchionne: per essere competitivi serve più realismo e meno slogan

Si è svolta ieri a Roma l’Assemblea annuale di ANFIA (Associazione Nazionale Filiera Industria Automobilistica), nella corso della quale Sergio Marchionne, CEO di FIAT Group, è intervenuto in maniera molto diretta, senza girare intorno ai problemi e invitando tutti a responsabilità e realismo. La prima analisi Marchionne l’ha rivolta all’Europa in quanto “riflettere su quello che possiamo fare per rafforzare l’industria dell’auto non può prescindere da alcune decisioni che vengono prese in sede europea”  ed in particolare su alcuni temi caldi. Primo fra tutti l’accordo di libero scambio che l’Unione Europea si appresta a concludere con la Corea del Sud. Marchionne punta il dito contro gli ingiusti vantaggi competitivi che l’Europa sta per concedere ai costruttori coreani e pur, confermando l’importanza del mercato libero, sottolinea che alla base ci devono sempre essere pari condizioni per i concorrenti.

Passa poi ad accusare l’Europa di “mancanza di senso della realtà” per quanto riguarda le iniziative comunitarie sui temi ambientali. Il regolamento sulle emissioni di CO2 delle autovetture, ad esempio, il numero uno della Fiat sostiene “che penalizza i più virtuosi a favore degli inadempienti e non adotta un approccio integrato alla questione. Così sta succedendo anche con la proposta sui limiti di emissioni dei veicoli commerciali leggeri, che non tiene conto né dei tempi di sviluppo del prodotto né del suo ciclo di vita. In questo caso, un processo legislativo non può ignorare la natura a lungo termine del sistema di pianificazione del settore.”

Una mancanza di visione complessiva in sede europea Marchionne la ravvisa anche nell’approccio alla sfida della ricerca di una soluzione tecnica che liberi l’industria dalla dipendenza dal petrolio. Anche qui l’amministratore delegato Fiat trova limitante confluire tutti gli sforzi solo su alcuni campi, come tempo fa sull’idrogeno o adesso sul tanto di moda elettrico, che hanno invece prospettive lontane nel tempo. “Non esiste una ricetta magica che da un giorno all’altro possa portare la soluzione. Ci vuole invece un lavoro serio e concreto, che richiede di adottare un approccio equilibrato e di lavorare su tutte le tecnologie disponibili.” Il rischio è spostare tutta l’enfasi dei regolamenti europei su un’unica tecnologia, mentre sarebbe molto più utile sfruttare tutte le tecnologie disponibili, in modo combinato.

In Italia invece “Il settore sta pagando lo scotto delle scelte che non ha saputo o non ha voluto fare in passato e dei problemi strutturali che ha ignorato per troppo tempo, come quello dell’inefficienza economica e della sovraccapacità produttiva”.  E’ inutile interrogarsi sui motivi di questa situazione, ma bisogna avere l’onestà di ammettere che il settore è arrivato alla resta dei conti, riconoscere cosa non funziona e trovare il coraggio di cambiarlo per andare avanti. Il quadro italiano, afferma Marchionne, è la “somma delle non-scelte del passato: la mancanza di condizioni di competitività minime, specialmente nel Mezzogiorno, un livello di investimenti esteri che è il più basso d’Europa, il numero crescente di imprese che chiude o abbandona l’Italia”. Creare e mantenere un’attività produttiva in Italia non è facile. Il Paese deve essere in grado di competere in un mondo globale e per fare questo serve un dialogo costruttivo che parta dal confronto e dall’impegno di tutte le parti sociali.

Gli insegnamenti che dobbiamo trarre dalla crisi sono tre: non negare i problemi, avviarci verso un cammino di ristrutturazioni e di riforme ed avere la capacità e la leadership per ridisegnare il futuro partendo da un foglio bianco. Servono persone che abbiano il coraggio di sfidare l’ovvio, di seguire strade mai battute, di rompere con i vecchi schemi, perché, conclude Marchionne “le persone giuste – i giusti leader – contano molto più delle giuste procedure”.

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